L’Italia e il divario nelle discipline STEM: un rapporto di Deloitte mette in luce le problematiche
Un recente studio di Deloitte, pubblicato durante la settimana nazionale dedicata alle discipline STEM, evidenzia un significativo gap tra l’Italia e il resto dell’Europa in termini di formazione tecnica e scientifica. Nonostante l’interesse mostrato dagli studenti italiani verso i percorsi STEM, le difficoltà e le rinunce rimangono elevate, con un impatto notevole sul mercato del lavoro e sulle opportunità professionali.
Il disinteresse verso le materie STEM
Nel contesto italiano, il 60% degli studenti ha considerato l’idea di seguir percorsi legati alle materie STEM, che comprendono scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. Tuttavia, sorprendentemente, circa un terzo di questi decide di non proseguire a causa delle percezioni di difficoltà associate a queste discipline. Il 30% degli studenti ritiene di non avere una predisposizione naturale per gli studi tecnici, trascurando così potenziali carriere in settori strategici. Questa scelta negativa si manifesta anche in chi già frequenta corsi tecnici: soltanto l’8,4% dei ragazzi iscritti a una scuola STEM continua verso specializzazioni nell’Information and Communication Technology , contrastando con una media europea che si attesta al 19,5%.
Il quadro è aggravato da un evidente divario di genere. Solo il 15% delle donne sceglie corsi legati all’ICT, segnando una chiara disparità rispetto ai colleghi maschi. Questa sottorappresentazione femminile rappresenta non solo una perdita di talenti, ma solleva questioni importanti circa le barriere culturali e sociali che persistono in ambito educativo e professionale.
Le sfide del mercato del lavoro
Le difficoltà di reperire professionisti con competenze STEM sono riscontrate da oltre la metà delle aziende italiane intervistate da Deloitte. La carenza è particolarmente evidente per ingegneri e tecnici, figure cruciali in un contesto in cui l’innovazione è fondamentale. Un terzo degli studenti segue questa strada, ma non esclude la possibilità di allontanarsi da l’Italia in cerca di migliori opportunità all’estero. Questo fenomeno potrebbe essere collegato a fattori come la percezione di un ambiente lavorativo poco accogliente e le limitate possibilità di crescita professionale nel Paese.
Deloitte sottolinea anche il ruolo negativo degli stereotipi di genere. Infatti, il 55% delle donne lavoratrici in ambito STEM riporta di aver subito forme di discriminazione, contro un 37% di colleghe che operano in settori non tecnici. Questa disparità pesa sia sulle aspirazioni professionali delle giovani donne sia sulla crescita delle competenze nel settore.
L’impatto dell’intelligenza artificiale e le opportunità future
L’avvento dell’intelligenza artificiale sta creando una crescente domanda di professionisti specializzati in ruoli collegati alle STEM. I giovani lavoratori rintracciano i settori con il maggiore potenziale di impatto delle competenze STEM: scienza, salute e medicina, con il 43%; autonomia energetica, al 38%; intelligenza artificiale e machine learning, al 32%. Per le aziende, il ruolo delle STEM è considerato cruciale per garantire innovazione continua, con il 75% delle imprese che lo sottolinea, e per facilitare la trasformazione digitale, riconosciuta dal 55% degli intervistati.
Questi dati mettono in evidenza una situazione complessa. Per affrontare questa crisi di talenti, sarà fondamentale promuovere percorsi di educazione più inclusivi e accessibili, abbattere le barriere di genere e, di conseguenza, attrarre e mantenere professionisti competenti nel settore STEM, per non rimanere indietro rispetto alle necessità future del mercato.