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Naspi addio, per i disoccupati arriva una vera batosta ma non tutto è perduto

Per molte persone che hanno perso il proprio lavoro la Naspi rischia di rimanere solo un miraggio. La notizia potrebbe spaventare ma non tutti i mali vengono per nuocere.

Rimanere senza lavoro è un momento difficile per tutti, qualcosa di sconfortante che rischia di gettare in un’oscurità nella quale pochi sono i punti d’appiglio a cui aggrapparsi. Fra questi c’è sicuramente la Naspi.

Nota anche come indennità di disoccupazione, la Naspi è, come si può leggere on line, “l’ammortizzatore che fornisce una tutela di sostegno al reddito ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione” (cliclavoroveneto.it).

Che cosa fare allora qualora anche questa piccola luce dovesse spegnersi? La Naspi infatti non è sempre una strada percorribile quando il rapporto di lavoro dovesse interrompersi. Oggi scopriremo allora uno dei casi in cui altre saranno le vie da percorrere.

Addio Naspi ma c’è l’alternativa

Lo stato di disoccupazione può giungere in diversi momenti della vita e spesso proprio questa contingenza temporale può determinare la giusta strada da intraprendere tra quelle disponibili.

Andare in pensione subito dopo il licenziamento (BlogAmico.it)

Nel caso di una persona particolarmente giovane ributtarsi subito nel mondo del lavoro è senza dubbio un’alternativa percorribile e, di conseguenza, largamente preferibile. Rimanere troppo tempo fermi non è mai un bene, sia a livello umorale che di curriculum, e quindi iniziare subito a inviare curricoula non è mai un male.

Quando l’eta inizia ad avanzare però non è sempre facile ricollocarsi rapidamente. In questo caso poter contare sulla Naspi è senza dubbio un valido salvagente, in attesa ovviamente che il posto di lavoro giusto arrivi.

Che succede però se la persona licenziata è in età avanzata o, meglio, vicina alla pensione? La terza strada inquieta questo caso è senza dubbio la più indicata: l’accesso alla pensione anticipata.

La famosa quota 103 farebbe ad esempio sì che per i disoccupati di 62 anni che abbiano già maturato 41 anni di contributi la pensione risulti accessibile. In questo caso il fattore da considerare è certamente il calcolo contributivo penalizzante in particolare per chi ha versato contributi prima del 1996 ma consentirebbe comunque di smettere di lavorare prima del tempo ed ottenere un introito fisso mensile.

Altra possibilità sarebbe poi senza dubbio l’Ape sociale. In questo caso si dovranno avere almeno 30 anni di contributi e 63 anni e 5 mesi di età. ricordiamo però che in questo caso il trattamento non prevede la tredicesima, le maggiorazioni e gli assegni familiari e l’importo massimo, erogato fino ai 67 anni(quando si potrà fare richiesta della pensione di vecchiaia), non potrà superare i 1500 euro mensili.

Queste dunque le opzioni sul tavolo, alternative che non dovrebbero far rimpiangere la Naspi ma per affrontare le quali vi consigliamo comunque di rivolgervi a un esperto.

Published by
Francesca Testa